Ciao Filippo,
mentre assistevo oggi in Tv alla Messa per Giulia a Padova, ho sentito forte il bisogno di poterti scrivere questa lettera.
L’affido intanto al web
L’intento è di creare – prima che tutto finisca nel solito dimenticatoio – una specie di cerchio d’ascolto e condivisione virtuale, perché sinceramente mi spaventa il vuoto assoluto in cui ti starai trovando.
Penso a quel mancato “gruppo di condivisione” che avrebbe potuto accogliere per tempo le tue emozioni dopo una storia d’amore finita… se solo fossimo stati una società che, come prima cosa, mette al centro le persone e non qualunque altro oggetto – di valore o di potere, insomma tutto eccetto che la persona e basta. Questa, certo, può avere i suoi limiti e le sue quotidiane piccole e grandi difficoltà, ansie, se non proprio fallimenti, a cominciare da quelli nelle relazioni in famiglia, tra amici, a scuola o al lavoro.
Dare un senso alle loro lacrime
Personalmente oggi davanti alla Tv ho sperimentato una sincera tristezza e commozione per quelle tre persone al primo banco della Chiesa, abbracciate tra loro cercando di farsi forza una con l’altra, ancora troppo sconvolte dall’incredulità per quanto accaduto.
Al tempo stesso ho provato almeno un senso di consolazione forte, sia per la disarmante dignità e profondo senso della civiltà nelle parole espresse da Gino Cecchettin, sia nel vedere lui e i due figli idealmente abbracciati da tutta quella gente intorno a loro, dalla folla nella piazza e dai milioni di italiani davanti alla Tv.
Per contrasto, con la stessa forza, mi è arrivata nello stomaco tutta la solitudine, l’angoscia, il senso di colpa, la rabbia che forse starai sperimentando da settimane verso te stesso e chissà quante altre emozioni decisamente “dure” da sopportare tutte insieme e tutte in un unico corpo e un unico momento.
Un inferno, non mi viene altra parola
Provando a mettermi anche solo per un secondo nei tuoi panni, il primo e più naturale (??) pensiero che – temo avrei – sarebbe quello di ricorrere alla morte, al suicidio come “soluzione riparatoria immediata”: forse un atto soddisfacente per questo mondo che pensa sempre di risolvere tutto e subito con un gesto, come i tanti che non hanno niente di meglio da ripetere se non frasi come: “metterli dentro e buttare via la chiave”.
Posso solo immaginare quanto potresti essere attimo per attimo tentato, con un gesto altrettanto estremo e clamoroso, di gridare – magari a tutte quelle persone in piazza – quanto ti senti colpevole. Provo solo lontanamente a comprendere quanto questo senso di “mortale colpevolezza” stia scavando da giorni un abisso nella tua anima. Il giudizio severo di condanna che tu stesso ti sarai già dato centinaia di volte, unito a quello di chi magari si ripete “ha pure continuato a scappare per giorni”, “ma dove pensava di andare?”, “che vita pensava di ricostruire?” e chissà quante altre simili sentenze già pronunciate…
Il patriarcato
Elena Cecchettin, probabilmente senza neanche volerlo, è stata la prima che invece – pronunciando la parola “patriarcato” – ha già compiuto un importante atto nei tuoi confronti, chiamando in causa una colpa sociale che è ben più grave e probabilmente millenaria di quella che da sola potrebbe oggi pesare sulla tua singola persona. Non a caso… i benpensanti di turno si sono affrettati subito a togliere la colpa dal patriarcato imperante, per rimetterla tutta sulle tue spalle.
Ma non credo che “giocando a spostare la colpa” da una parte o dall’altra si arrivi troppo lontano… Piuttosto, temendo sinceramente per quanto per te in questo momento possa risultate duro e oneroso accettare la semplice “responsabilità del vivere”, da credente quale mi ritengo, provo a convincermi che anche per te dovrebbe invece ancora esistere una speranza Autentica. E questa, se me lo consenti, dovrebbe andare ben al di là delle possibili “strategie difensive” che lasciano il tempo che trovano.
C’è ancora una Speranza?
Per concludere, questo è il pensiero che prende spazio nella mia mente: ma se, come hanno fatto Gino ed Elena, iniziando dal primo momento a farsi forza nella speranza che questo loro tremendo lutto serva in qualche modo a cambiare la situazione e magari il corso della storia, perché – mi chiedo – non potrebbe esserci anche una via di speranza per dare o almeno provare a trovare un senso anche alla tua, di vita, pur con tutte le limitazioni che finirà per avere?
Mi piace immaginare un mondo (ideale?) in cui, un domani, non potrebbe esserci nessuna persona più qualificata di te, per incontrare altri uomini e provare, sì, anche nella vita “del qui e ora” in carcere, ad ascoltare e comprendere la loro rabbia, frustrazione e tutte le loro, di emozioni, “prima che per altri sia troppo tardi”, come invece lo è stato per te che non hai evidentemente incontrato per tempo questo tipo di Uomo. Potresti aiutarli a capire ciò che ancora magari non vedono con i loro occhi, ma che tu hai purtroppo già vissuto!! Chi più di te potrebbe un domani essere un Uomo davvero capace di aiutare un altro uomo a fermarsi quando è ancora in tempo?
Ciao Filippo, per quanto possibile cerca anche tu di dare una speranza al bene che Giulia ha sempre riposto in te.
Io vorrei tanto che dopo la tragedia di Giulia tutti noi incominciassimo a “pensare finalmente” in modo diverso, in ogni momento della nostra vita, avendo 1 solo “pensiero guida fondamentale” al di sopra di TUTTO:
avere RISPETTO della VITA di tutti gli esseri umani!
Vorrei tanto che venisse messo SEMPRE al primo posto: nei rapporti interpersonali, familiari, politici.
Vorrei tanto anche che il rispettare la VITA UMANA diventasse una materia OBBLIGATORIA da insegnare nelle scuole di tutto il mondo, comprese quelle dove si insegna la “politica”.
Forse allora potremmo cominciare ad avere un MONDO/PIANETA veramente diverso, abitato da esseri “UMANI”.
Concordo in pieno Francesco. La scuola dovrebbe prima di tutto insegnare a sentirsi e a diventare persone, degne di un valore già solo per il fatto di esserlo. Al contrario… temo l’orientamento sempre più diffuso sia verso i valori, ma intesi come quelli della Borsa, unica e sola bussola dei nostri politici (peccato che è truccata, e non da oggi).
Condivido pienamente la lettera di Raffaele inviata a Filippo Turetta.
Grazie Andrea, l’ho inviata anche a lui in formato cartaceo, dove è detenuto a Verona.
Grazie Raffaele!
grazie, Raffaele!
Ho molta speranza nei giovani, perché essi assistendo a questi scenari di conflitti e di morte possano reagire positivamente e assumere la responsabilità che conduce tutti anche i non credenti ad un mondo migliore. Occorre rimuovere dalle proprie coscienze il male dell’egoismo. Tutti possiamo sbagliare, ma siamo certi che esiste una giustizia che va oltre il senso umano della vita e ridona la Speranza. Ho sempre creduto che vi è nel cuore dell’uomo la profonda sensazione di considerare la giustizia come atto di misericordia e di perdono. Essa è infinitamente grande e soprannaturale. Ogni uomo deve cercare in fondo alla propria coscienza il bisogno di perdonare prima se stesso e la propria fragilità e poi avere perdono per gli altri che commettono errori, senza giudicare e condannare. Ognuno di noi deve cercare nel proprio intimo la vera identità. Ci vuole del tempo ma con un pò di coraggio e di autentica fede nell’amore csi arriva a diventare uomini maturi e responsabili.
Grazie per aver condiviso questa riflessione Loretta.
Auspico anch’io una possibilità di trasformare il terribile senso di fallimento e di morte che proverà Filippo in una possibilità di essere utile ad altri con la sua esperienza. Certo, non so se il carcere gli permetterà di fare un percorso aiutato anche da professionisti.. lo spero!
…prima o poi anche il carcere, in quanto istituzione dello Stato, dovrà iniziare a fare la sua parte se vorremo cambiare in meglio questa società.
Ciao Raffaele. Ho letto e riletto il tuo sc
ritto. L’ ho molto apprezzato. Mi ritrovo su quasi tutto. Dico “quasi” perché ho qualche dubbio, qualche perplessità sul paragrafo titolato “Un inferno….” Alla prima occasione, se vorrai, mi farà piacere confrontarmi con te. Un abbraccio, Enza
Ciao Enza, grazie intanto per aver letto. Se ti fossi trovata su tutto al 100% sarebbe stato anche un po’ preoccupante, essendo noi due Persone e non una sola, quindi ciascuna con una sensibilità personale e un diverso angolo di osservazione della complessa realtà attorno a noi :))